L’aquila, scalzata dal panda

Perché mai continuiamo a darle credito? Perché continuiamo paragonarci a lei, a pensare che l’America sia il Paese per eccellenza, quello con la P maiuscola che non può cadere? Ormai tutti, americani compresi, si sono resi conto che non sono più gli USA  a tenere sotto scacco il mondo. Non voglio parlare in modo troppo approfondito della crisi economica o addentrarmi dentro questioni che non sono in grado di comprendere e gestire, porterò solo l’esempio che mi ha portato a farmi queste domande; la cosiddetta legge “antidumping”.

Da tempo, si sa, la Cina ha fatto un balzo in avanti in questioni economiche più che altro per l’esportazione di merci a basso costo; qualsiasi tipo di merci. Quelle che a quanto pare danno più fastidio alle industrie americane sonoquelle che producono celle fotovoltaiche. Suntech è un’azienda cinese che produce celle fv, una delle più grandi del mondo. Quest’azienda è potuta avanzare velocemnte sul mercato grazie alla competitività dei prezzi visto il costo della manodopera cinese; ciò non toglie che i suoi prodotti siano di qualità e che ora, la Suntech, ha sedi in diverse parti di Europa, Russia e Australia. Non c’è stato alcun problema finché gli americani non “hanno deciso” che i prezzi erano troppo bassi per il mercato: gli USA non potevano competere.

Diverse aziende statunitensi hanno chiamato il fenomeno “dumping” e hanno iniziato una battaglia contro l’importazione in America dei prodotti solari cinesi presentando una legge antidumping che si propone di alzare le tariffe doganali per i prodotti importati da alcuni Paesi.

Dopo una prima bocciatura, le aziende americane hanno insistito annunciando che se questa legge non fosse stata presa in seria considerazione molte fabbriche avrebbero dovuto chiudere lasciando a spasso molti lavoratori americani. Così il DOC (Dipartimento di Commercio) ha esaminato attentamente la porposta e l’ha approvata. In seguito Obama l’ha firmata e ora manca solo il consenso della Commissione Internazionale del Commercio Statunitense perché questa petizione diventi legge.

Questo supplemento alla frontiera va pagato ovviamente dalle aziende produttrici. In America lo chiamano “tassa compensativa sui prodotti provenienti da Paesi senza economia di mercato”.

Ma la cosa davvero spassosa, a parer mio, è stata la risposta cinese: l’amministratore delegato della Suntech ha risposto alle domande dei giornalisti sulla questione dicendo che “non sarà difficile aggirare la nuova norma statunitense; basterà spedire i prodotti da una sede europea piuttosto che direttamente dalla Cina”.

In ogni caso, con o senza USA, l’azienda cinese sembrerebbe fare comunque molti utili e crescere sempre di più tanto da mettere più di una sede in Italia e dare lavoro anche a noi.

Come può piacerci una cosa del genere? Aziende che dall’estero vengono ad investire qui? Per carità, mica vogliamo uscire dalla crisi noi!

Il sarcasmo è dovuto al fatto che una delle aziende che ha presentato la petizione in America è la filiale statunitenze dell’azienda italiana MX Group Spa, che ha fondato il comitato IFI, che porta avanti una petizione molto simile a quella firmata in America. Ed ecco riproporsi le domande che hanno aperto questo post: perché continuiamo ad andare dietro all’America?

Ma al solito c’è qualcosa di consolante: non siamo i soli. Ho appena letto un articolo dal titolo “Francia: premio del 10 per cento per moduli «Made in EU» a partire da gennaio 2013”. Un passo avanti a noi o li supereremo ignorando il Comitato IFI?

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